Sostegno scolastico : “Preferisco cambiarlo a modo mio “

Vorrei che in ogni classe vi siano alunni senza etichette, ognuno con le sue potenzialità e possibilità.

Vorrei che gli insegnanti che considerano la diversità un disvalore possano fare almeno tre anni di insegnamento nel sostegno e, se questa esperienza non li ha cambiati, vorrei che provassero sulla loro pelle la malattia, le discriminazioni e le etichette fino a quando possano ricredersi e guarire dai loro malanni fisici e dalle loro convinzioni distorte.

Vorrei che il genitore del primo della classe, preoccupato che il proprio figlio non può svolgere tutto il programma a causa della presenza di alunni che hanno bisogno di speciali attenzioni, capisca che ciò che non ha imparato lo recupererà comunque e che in realtà suo figlio sarà fortunato perché avrà avuto l’opportunità di conoscere la solidarietà, la diversità, e avrà avuto l’occasione di comprendere che quel compagno così strano potrebbe essere suo fratello, suo padre oppure se stesso.

Vorrei una società comprensiva, lenta, solidale, in cui tutti abbiano l’opportunità di essere imperfetti e nonostante tutto essere accolti, aperti al cambiamento, in armonia con gli altri.

Lettera – Una mamma e un’insegnante