MiSoS: Campania le assegnazioni provvisorie penalizzano i docenti specializzati sul sostegno precari che rimangono ancora a casa.

L’associazione MISoS segnala l’assurda situazione che stanno vivendo i docenti specializzati inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto in diverse province della regione Campania.

Ad oggi, 4 ottobre, molti docenti non hanno ricevuto neppure una convocazione dalle suddette graduatorie, e ciò è paradossale se si pensa alle migliaia di cattedre in deroga disponibili nella regione (1342 per la sola Scuola Secondaria di II grado), e al fatto che, in province come Salerno, gli elenchi di sostegno delle Graduatorie a esaurimento risultano esauriti per tutti gli ordini di scuola.

Bisogna supporre che, ad anno scolastico iniziato, molte classi con studenti con disabilità siano ancora prive del docente di sostegno? Vecchia storia, denunciata di anno in anno da diverse associazioni.

I docenti specializzati, tuttavia, temono che dietro tutto ciò si celi la recente prassi delle assegnazioni provvisorie a docenti senza titolo, pensata per consentire l’avvicinamento a casa dei docenti assunti a tempo indeterminato al di fuori delle proprie regioni di provenienza. Nel CCNI concernente le utilizzazioni e assegnazioni provvisorie del personale docente per l’a.s. 2018/19, all’art. 7, comma 16, si legge che: «L’assegnazione provvisoria può essere, infine, richiesta per posti di sostegno anche dai docenti sforniti di titolo di specializzazione, purché stiano per concludere il percorso di specializzazione sul sostegno o, in subordine, abbiano prestato almeno un anno di servizio – anche a tempo determinato – su posto di sostegno». Il CCNI stabilisce, comunque, che tali assegnazioni avvengano «in subordine» al personale provvisto del titolo prescritto, previo accantonamento di un numero di posti pari a quello degli specializzati presenti in Gae e nelle GI.

Come si spiega, dunque, che docenti appositamente formati, sottoposti a durissime selezioni, a esami, laboratori e tirocini, non ricevano le tanto attese convocazioni? Dove sono gli accantonamenti promessi?

La legge è chiara ma, come spesso succede, non sempre viene correttamente applicata. E la cosa sconcertante e più triste in assoluto è che siano proprio gli alunni ad avere la peggio, essendo privati del diritto all’insegnante – e all’insegnante specializzato – sin dal primo giorno di scuola, mentre ci sono tanti docenti preparati pronti ad affiancarli ma che, per questa assurda situazione, devono restare a guardare l’ingiustizia che si palesa sotto i propri occhi.

Riportiamo, di seguito, le testimonianze di due docenti specializzate inserite nelle graduatorie di istituto delle province, rispettivamente, di Napoli e Salerno: docenti motivate che hanno creduto nell’importanza di una formazione a 360 gradi, promossa da un sistema che dovrebbe fare della ‘meritocrazia’ il proprio cavallo di battaglia.

 

Stefania, scuola primaria, Napoli

“Sono una docente specializzata del 3 ciclo che, per svariate ragioni, non risulta inserita in gae.

Ad oggi, 3 ottobre, non mi è giunta neppure una convocazione. Ho chiamato le varie scuole inserite nel modello B e neppure loro sanno cosa rispondere. Alcune segreterie sostengono che non ci sia stato ancora il via libera del CSA di Napoli alle convocazioni da 2 fascia, altre mi hanno risposto (cito testuali parole) che “per fortuna tutti i posti sono stati coperti con le assegnazioni provvisorie”. Ma per fortuna di chi? Delle segreterie che non hanno più l’incombenza di nuove convocazioni? Quando si tratta di alunni con sostegno bisogna fare molta attenzione, perché questi ragazzi meritano docenti preparati, specializzati, che hanno scelto di dedicarsi completamente a loro.

Dopo gli incarichi presi da Gae ci sono ancora tanti posti liberi e da assegnare. Mi chiedo, allora, chi sta seguendo questi bambini? Come si sentono i loro genitori a lasciarli a scuola senza il docente di riferimento, che dovrebbe affiancarli dal primo all’ultimo giorno di scuola?

Quanto a noi docenti specializzati, cosa dovremmo fare esattamente? Stare qui con le mani in mano ad attendere le briciole? Ad aspettare con ansia ogni giorno di poter svolgere il nostro lavoro? Quello per cui ci siamo formati? Semmai arriverà quel momento…

La legge c’è ma, in questo Paese, ancora una volta risulta essere un optional”.

 

Mariangiola, scuola secondaria II grado, Salerno

“Sono una docente siciliana abilitata e successivamente specializzata con il TFA sostegno II ciclo. Quando, nel 2014, decisi di specializzarmi sul sostegno didattico agli alunni con disabilità, ero consapevole della delicatezza del ruolo e di quanto un’adeguata formazione fosse imprescindibile per una docente laureata in lingue senza alcuna esperienza nel campo della disabilità. All’epoca insegnavo, gratis, in una scuola paritaria abruzzese, e iniziai a fare tutto il necessario per superare le selezioni di accesso a uno dei corsi di specializzazione organizzati dalle Università: acquistai manuali, mi iscrissi a un corso a pagamento della CISL, studiai con passione e partecipai, con successo, a ben quattro selezioni in Lazio e in Puglia, scegliendo infine di seguire il corso presso l’Università di Foggia. Dopo un anno trascorso in Abruzzo, fu la volta della Puglia: tasse universitarie, affitti, viaggi per tornare il più spesso possibile nella mia Sicilia, solitudine e nostalgia. Fu un periodo difficilissimo, ma volevo a tutti i costi fare qualcosa di buono per la mia crescita personale e professionale. Resistetti e acquisii il titolo, che tutti mi dicevano mi avrebbe fatta lavorare senza dubbio. Ebbene, con migliaia di cattedre sul sostegno in Campania (perché mi sono dovuta trasferire di nuovo in un’altra regione!), per me è stato più semplice lavorare su una nuova classe di concorso, l’arabo, che conta attualmente 7 cattedre su tutto il territorio nazionale. Non ho mai ricevuto convocazioni sul sostegno, se non per periodi molto brevi, e non riesco a spiegarmi il motivo. Eppure, se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto, perché formarsi è un dovere di ogni docente e perché la formazione specifica sul sostegno allarga a dismisura gli orizzonti del fa